Raynor’s Hall
Racconto Sci-Fi
Questo racconto partecipa alla sfida Raynor’s Hall.
Tema: Carnevale, Cose Proibite
i ricordi si svegliano
«Adesso basta! Fuori di qui!»
Era successo di nuovo. Spesso chiedeva ospitalità ai suoi amici, ma quella notte no. Sentiva i loro genitori che si lamentavano, pensando di non essere sentiti. «È di nuovo qui? Non può andare da qualche altra parte?»
No, non poteva: era stato cacciato via. Per questo si trovava sotto al portico di una casa abbandonata, stringendosi nel cappotto e abbracciando lo zaino. Doveva capire cosa fare, ma in quel momento voleva solo godersi quell’istante di pace. Gli occhi gli si chiudevano, ma non poteva addormentarsi. Aveva paura che qualcuno gli prendesse lo zaino con ciò che la testa gli aveva detto di prendere: il portafoglio, il caricatore, qualche medicinale, dei vestiti a caso…
Qualcuno gli mandò un messaggio: Sai dove andare?
Sì, mentì. A Marika. Proprio a lei.
Tienimi informato.
Si rimise in piedi e riprese a camminare. A terra notò i coriandoli e volle tornare a quando era bambino e bastava un abito colorato per essere felice. Perché, di quando era piccolo, non ricordava le urla. Oh, c’erano anche a quei tempi. C’erano sempre state, ma non le ricordava. Tuttavia si erano trasformate negli atteggiamenti violenti, quelli che avrebbe voluto eliminare, ma non sapeva come.
Le ore passavano, mentre camminava per la città senza meta. La luce rischiarava le strade: possibile fosse già giorno? Era così sconvolto da non accorgersi del tempo che passava?
Attorno a lui, bambini invasati correvano felici. Urla di gioia, coriandoli, schiuma e stelle filanti.
Poi il botto. Fu un momento strano, per un momento non cambiò nulla. Poi, come un’onda che si propagava dal suono, le persone smisero di gridare una alla volta finché non arrivò il silenzio seguito da un singolo urlo di disperazione. La gente prese a scappare attorno a lui.
Un altro botto. No, era uno sparo.
Una donna vestita da punk cadde ai suoi piedi. Che vestito banale, pensò pentendosi subito di quella critica. Si aprì una pozza di sangue ai suoi piedi. Si chinò sulla ragazza. Marika.
Qualcuno aveva ucciso Marika. Ma chi?
Sentì qualcuno sussurrare: «Maledizione, non doveva succedere.»
Poi, la sua mente si chiuse sulla realtà e si aprì sui ricordi.
… Sarai condannato a una vita non tua. Ti impianteremo sulla Terra, in una famiglia non equilibrata. Sarà la tua punizione per la tua condotta irreprensibile.
Guardò nuovamente Marika. Guardò il suo omicida: un ragazzo, come lui, con una pistola in mano. Cercava la preda successiva e sparò di nuovo.
…per i seguenti capi d’accusa: omicidio vendicativo, omicidio di massa su commissione, crimini di guerra quali ladrocinio…
Un proiettile lo sfiorò e il risveglio fu completo.
La macchina da guerra senziente e ora sentimentale, si accanì sull’omicida, spezzandogli il collo.
Marika.
Qualcuno provò ad attaccarlo, poliziotti. Con la pistola presa dall’omicida, li colpì. Odiava le armi da fuoco, preferiva le lame.
Maledizione. Si è risvegliato.
Sì, ma non possiamo intrometterci. Secondo il trattato, l’interferenza può essere effettuata solo attraverso l’impianto. Gli umani devono fermarlo da soli.
I crimini non sono quelli del nostro sistema penale né di quello estero. Li ho inventati sperando fosse chiaro la non umanità di queste entità.
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non ho capito molto
era un sogno quindi?
No. Una cultura aliena ha punito un criminale facendolo rinascere sulla Terra in una vita in cui avrebbe sofferto. Tuttavia, il criminale ha risvegliato i suoi ricordi sopiti e da adolescente con una vita problematica si è trasformato di nuovo nell’assassino.
e che casino xD
Io scrivo cose complesse 🤣
Ma sai che ho trovato questo racconto di una figata pazzesca? Mi è piaciuto davvero tanto <3 anzi vorrei espandessi la cosa
Grazie 🙂
Se mi capita di avere la storia giusta, potrei riciclare l’idea.
Il racconto qui può essere ampliato, anzi secondo me dovrebbe! Dietro il testo ci ho visto del potenziale worldbuilding, che è sempre una buona cosa ^^
Grazie^^ vedrò in futuro se mi verrà in mente la storia giusta per un’ambientazione simile.