Fanfiction

Dragon Age Origins

Magic: The Gathering

Fanfiction

Dragon Age Origins

Magic: The Gathering

Fanfiction su Dragon Age Origins ambientato dopo il finale, quindi occhio agli spoiler.

Dragon Age Origins ha quattro finali.  Questa ff parte dalla scelta del custode di accettare Loghain tra i Custodi e il rifiuto di fare il rituale con Morrigan.

Origine: Umana nobile, ladra
Romance: Alistair

Dragon Age

La neve scende candida e leggera, eppure ogni fiocco mi pesa più dell’equipaggiamento. Ricordo quando mi posasti una giacca sulle spalle per ripararmi dal freddo, a Heaven…

Mi avvicino alla porta della locanda e la apro, dentro molte persone hanno il loro mabari al seguito, non chiedo neanche se può entrare. Non sono mai stata così lontana da casa. Qui nei Liberi Confini molta gente commercia e viaggia e solo ora, distante dal Ferelden e dalla mia Altura Perenne, mi accorgo come il nome dei Cousland mi aprisse tante porte che ora restano chiuse, ma non mi abbatto. Non posso rinunciare. Mi siedo a un piccolo tavolo e conto il denaro rimastomi. Non è poco ma è sempre meglio che trovi qualcosa da fare prima che finiscano. Chiederò alla Chiesa o al Circolo, loro cercano sempre qualcuno che faccia qualche lavoretto.

Mi si avvicina una donna in carne e non più giovanissima. «Bene, giovanotto. Cosa desideri?»

Guardo fuori la finestra. La tempesta di neve diventa sempre più fitta. «Qualcosa che mi scaldi e una stanza calda.»

«Ma voi siete una donna! Va bene la zuppa della casa e un buon bicchiere di sidro?»

«Dell’idromele? Il sidro non è che mi piaccia molto.»

La donna ridacchia mentre io abbasso il cappuccio del mantello. «Raramente mi arrivano richieste così gentili» e ride di nuovo.

Mi trattengo dal rispondere che i Cousland sono educati, ma potrebbe risultare poco appropriato e rimango zitta, così lei continua. «Per la stanza… Non so se sono rimaste stanze singole… Nella camerata non ci sono più letti. Sapete, la tempesta ha bloccato qua molte persone. Ora provo a chiedere.»

Sento la stanchezza addosso e con questo tempo non ci sarebbe posto neanche in chiesa. «Mi basta anche un posto dove posizionare il giaciglio.»

«Tesoro, se fosse per me scaccerei uno di quegli ubriaconi, ma sono amici di mio marito. Adesso vado a prepararti la cena, piccola. Davvero, persone come te ne capitano poche da queste parti.»

Si allontana. Penso che qualsiasi cosa le avessi chiesto avrebbe risposto con un sorriso. Forse perché sono poche le ragazze che si mettono in viaggio. Ma io sono una nobile del Ferelden e come tale sono stata addestrata alle armi. Inoltre andrei anche nei luoghi non ancora mappati per trovarti. Eccola di ritorno, stracarica di piatti che depone sui vari tavoli. Quando arriva a me, depone la zuppa fumante, una brocca, un bicchiere e una tazza dalla forma strana. «Questo bevilo dopo. È una chicca di Orlais e un mio piccolo regalo» dice facendo l’occhiolino e sorridendo.

Mi ricordava Hella, una delle serve della cucina che portava sempre da mangiare a Kaine. In quel momento ricordai. «Potrebbe portare qualcosa anche per Kaine?». Il mio fedele mabari uggiola.

«Ma che bel cagnone! Gli darò tutti avanzi della cucina, se ha la pazienza di aspettare». Abbaia felice, in mezzo al fracasso di uomini ubriachi e di altri cani nessuno lo nota.  Le sorrido e la ringrazio. La donna sembra felice di vedere una ragazza, forse è troppo abituata a uomini rozzi e ubriachi. «Forse però… c’è una camera» mi dice sconsolata. «Ne ho parlato con mio marito, quando sono andata in cucina, vi pregherei soltanto di non toccare nulla.»

«Apparteneva a qualcuno di importante?» chiedo notando lo sguardo triste.

«Mio figlio. È scomparso nelle miniere. Dicono che la Prole Oscura l’abbia portato con sé negli abissi della terra… Ma adesso basta. Rimettiti in forze» dice sorridendomi.

Le sorrido di rimando e inizio a mangiare. La zuppa calda è un sollievo che mi scalda il corpo, così come l’idromele, dolcissimo. La bevanda scalda il bicchiere, così mi ritrovo a stringerlo. Chiudo gli occhi e ripenso a solo un anno prima, quando ero acclamata come l’eroe ma il mio cuore era come morto. Avevo vinto la guerra ma avevo perso ciò che per me erano le cose più importanti.

«Hai bisogno di stare al caldo, sign… Sihn.. milady?» Mi volto. Un tizio alto, grosso e con un alito da far paura mi guarda.

«No grazie. Credo che alla locanda Delle Lucciole potrai trovare ciò che cerchi.»

«O avanti. Non vorrai mica farmi andare a Kurk… Fai la brava bambina» disse avvicinando il suo faccione rosso e abbracciandomi, facendo cadere la sua mano sul mio seno. No, quello no. Il mio corpo non appartiene a nessun altro se non a lui.  Mi alzo e con un gesto veloce insegnatomi da Isabela, gli punto il pugnale alla gola.

«Fidati, ti conviene andare lì. È un Custode Grigio a consigliartelo» gli dico tornando velocemente a sedere. Forse sta provando a dirmi qualcosa ma si gira e scappa via. Mi guardo intorno. Nessuno proverà più a disturbarmi.

Finisco il mio piatto e osservo la tazza, solo allora mi accorgo di quanto sia grande. L’avvicino e tolgo il coperchio. Un fumo bianco accompagna un profumo mai sentito e invitante. C’è una tazza piena di un liquido scuro e denso, circondato da biscotti. Mi sembra un dolce. La donna mi si avvicina nuovamente. Noto che c’è anche un cucchiaino e lo immergo, mischiando il liquido scuro. Non mi ricorda nessuno dei veleni conosciuti e mi stupisco di aver pensato una cosa del genere, ma del resto Zevran me lo aveva sempre detto di stare attenta a qualsiasi cosa. Lo assaggio. Non ho mai provato una cosa simile. È dolce ma a tratti risulta amaro ed è caldo. A un primo impatto mi ricarica forse più dell’idromele.

«Cioccolata» dice l’oste. «Buona, vero? Prova anche a puciare i biscotti, diventano squisiti.»

Cioccolata. Anche Morrigan si addolcirebbe assaggiandola. Di colpo mi salgono le lacrime agli occhi.

«Adesso me lo dici?» urlava la ragazza dai capelli argentati alla mora. «Eppure lo sai che non ho nulla contro la magia, anzi…» tratteneva a stento le lacrime. «Non dovevi tenermelo nascosto! Se me lo avessi detto prima, Alistair non se ne sarebbe andato chissà dove!»
«Perché? Avresti acconsentito?» disse Morrigan stranamente calma.
«Per salvarci la vita? Sì. Per rimanere insieme? Sì! Adesso invece non lo rivedrò più.»
Il silenzio calò.
La strega della selve lo ruppe con un sussurro.
«Ma così adesso hai la possibilità di trovarlo… Accetta, convinci Loghain e…»
«Mai! Convincilo tu se proprio vuoi un figlio!»

«Cocciuta come un mulo, vero? Bene! Faremo come vuoi tu! Addio Cousland, Custode Grigio. Non sarò presente quando la mia unica e migliore amica deciderà di sacrificarsi!» prima che potesse replicare, la donna diventò un lupo e scappò.

Sono stata un’idiota. Se avessi convinto Loghain non avrei perso anche Morrigan. La strega delle selve era arrivata al punto di assecondare ogni mio capriccio, quasi. Anche quello di cristallizzare una rosa. La rabbia fa dire cose di cui poi ti pentirai amaramente, ma non lo capisci mai in tempo.

Kaine segue trottando l’oste che lo porta in cucina.
«Ho preparato la camera. Se vuoi puoi andare a riposare.»
La ringraziai. Mi dice che il tetto del bagno è crollato a causa della neve e lo stanno riparando, ma mi ha preparato una tinozza e dei vasi di acqua calda. Senza accorgermene l’abbraccio. Mi accompagna in camera e io mi siedo sul letto. La stanchezza mi coglie all’improvviso, e so che ora, qualsiasi cosa mi dica, non partirò alla ricerca dell’uomo che amo.

«Avrei… Un’ultima richiesta.»

«Cosa?»

«Solo informazioni.» Abbasso lo sguardo. I capelli, ormai lunghi, mi cadono dalle spalle sul petto. Prendo coraggio e il respiro. «Avete visto un ragazzo biondo…» non faccio in tempo a finire di parlare che la donna alza la mano per fermarmi.

«Biondi da queste parti me ne ricorderei. No, qui solo bruni e moretti! Ora riposati, domani mattina cercherai il tuo ragazzo!»

Esce dalla stanza. Rimasta da sola inizio a togliermi l’armatura e rimango solo con la sottoveste e il mio ciondolo. Tocco la rosa cristallizzata e inizio a piangere, dubitando di ritrovarlo.

Mi sveglio ma non capisco che ore sono. La tempesta non accenna a terminare e il sole non vuole saperne di fare capolino tra le nuvole. Vado nella sala comune della taverna. Gli uomini, che la sera prima erano così allegri, adesso sono in preda ai postumi e il rumore più forte che producono è solo uno sbadiglio prolungato. Mi siedo al bancone e chiedo qualcosa per la colazione. Non ho l’armatura e ho lasciato le mie cose in camera ma ho potato con me un pugnale e il mio fedele Kaine. Mi arriva una brodaglia non ben definita ma buona. La mia voglia di uscire anche solo per andare in città è inversamente proporzionale alla forza della tempesta. Converso con gli altri avventori e non so come inizio a giocare a carte, solo per far passare il tempo. Parliamo dei nostri viaggi, delle nostre avventure e dei luoghi visitati. I miei nuovi amici sono incuriositi dal Ferelden e continuano a farmi domande sulla mia Altura Perenne. È così arriva l’ora di cena, tranquilla, come il resto della giornata, tranne forse per i toni di voce molto alti. L’oste ci ritira i piatti e la porta si apre. Entra un uomo curvo, incappucciato. Attira la mia attenzione per un attimo, prima che un avventore mi riferisce che la prole oscura sta per arrivare e inizia a blaterare. Nessuna prole oscura è in arrivo ma non mi azzardo a rivelarlo. L’uomo intanto inizia a bere e la sua voce si alza. Torno a guardarlo.

«Milady, lasciate stare quell’ubriacone, divertitevi con noi!»

Un uomo gli si avvicina, gli dice di smetterla, l’altro lo spinge via. Sta per iniziare una rissa. Il cappuccio cade.

«No.. Non dovresssssshti  tr… trattare… coshìì… L’erede del Ferelden! Shono un Custode Grigio io!»

Mi alzo.

Il Custode scansa un pugno ma solo perché perde l’equilibrio. Si rialza, prova a sferrare un destro ma inciampa in uno sgabello e cade. Il sobrio tenta di afferrarlo. Il Custode si appoggia al bancone.

Il sobrio sembra essersi calmato, gli appoggia una mano sulla spalla e gli sussurra qualcosa. Il Custode sembra sul punto di vomitare.

Scatto verso i due, faccio cadere due o tre vassoi.

Il Custode prova a sferrare un pugno al sobrio, che alza un braccio pronto a colpire.

Io sono più veloce: attacco in basso e pugno.

Il Custode cade a terra svenuto.

Due persone lo tirano su e lo portano nella stalla, dove lo lanciano sul fieno. «Fuori morirebbe congelato… Qui almeno ha il tempo di riprendersi. Non mi sembra un attaccabrighe, ma solo un disperato» mi dice uno di loro.

Aspetto che escano. Una volta sola mi siedo di fianco a lui. Dorme come un bambino. Arriva l’oste. Mi sorride. Credo abbia capito. Mi lascia delle coperte e senza dire nulla esce, lasciandoci soli.

Mi avvicino al rimbambito. Gli tolgo l’armatura, quella dannata armatura che abbiamo recuperato dai Revenant. Si gira e inizia a russare. Prendo due coperte: una me la metto sulle spalle e una su di lui.
Sono nel dormiveglia quando sento: «Prole oscura!»

Sì, li ho sognati anch’io ma nulla di ché. Forse l’alcol ha acuito la sua percezione o più facilmente non è in grado di elaborare correttamente la distanza.

«Sono distanti» gli dico con calma.

Agita la testa, per riprendersi dalla sbornia. «Bene Sogno, dove siamo?»

Sogno? Non so se essere contenta o urlargli contro…

Non gli rispondo.

«Di solito rispondi però.»

«Ti odio.»

«Lo so.»

«No, non lo sai. Non sai cos’ho dovuto passare. Mentre combattevo contro l’arcidemone sulla torre, dentro di me infuriava un’altra battaglia! Ero felice che tu non fossi lì, ma ti odiavo perché non avevi capito la mia scelta! Loghain era una possibilità in più! Dopo Roran ce lo ha detto, sai? Perché solo un Custode Grigio può uccidere un arcidemone… Ho imparato a fidarmi del mio istinto, e ho fatto bene!» Ho urlato. Ecco. Al diavolo la nobiltà.

«Ma che… Sei… vera? Sei tu? Non sei un sogno?»

«No Alistair! Sono il tuo incubo! Hai una più pallida idea di cosa ho dovuto passare per colpa tua? Le pene dell’inferno non sono abbastanza a descriverlo! Ci ho provato sai? Ci ho provato a dimenticarvi, te e Morrigan, ma già dopo un mese non ce la facevo più. Mi mancavate. Non dirmi che per te è stata dura perché sei stato tu a lasciarmi! Ero sola, su quella torre… Ero sola mentre mi acclamavano come eroe. Ti volevo lì, al mio fianco e tu non c’eri…» Piango come una bambina. Io, il nobile custode, io che davanti all’arcidemone non sono arretrata di un passo. Io che neanche alla morte di mio padre ho versato una lacrima nonostante l’immane dolore. «Lo vedi come mi riduci? E tu mi hai lasciato.»

All’improvviso sento qualcosa abbracciarmi. «Scusami.» Sta piangendo. «Ora immaginati quello che hai passato tu e pensa che la colpa sia solo tua. Ecco, quello è ciò che ho provato io. Ho pensato che fosse stato solo un sogno… Da Ostagar in poi, che avessi sognato tutto e che fossi diventato pazzo. Le scuse non bastano, lo so ma è la sola cosa che ho da offrirti.»

«No, adesso voglio una punizione che sia esemplare.»

«Cosa devo fare? Ripulire i residui intestinali dell’arcidemone?»

«Quello è stato già fatto… No pensavo a qualcosa di più crudele… Tipo accompagnarmi ad Orlais solo per fare compere nei negozi più belli del paese!»

«Ecco… Questo è quasi peggio che tornare alla Chiesa.»

«Quasi?»

«No, lo è di sicuro.» Ride. E rido anch’io. Siamo due scemi, io forse più di lui che sono arrivata fin qui per cercarlo ma ora siamo insieme. Sdraiati sulla paglia, niente potrà più separarci.



Scopri Havel, il mio romanzo fantasy a questo link.

Seguimi anche su

Act 1 | Le mie mani scarlatte vivranno in eterno sulle pene di chi mi ha amato

Una libraia si innamora di un suo cliente. Gradualmente, il suo amore diventa sempre più ossessivo…

Act 2 | La notte della condanna. Padre, perdonatemi

Il re dei vampiri ha catturato un suo nemico politico e chiede a sua figlia di interrogarlo. Quando lei lo Read more

Act 3 | Amare. Solo una volta. E poi la fine

Si racconta che, in mezzo alla foresta, viva una donna bellissima viva in grado di concedere la vita eterna.

Act 4 | Luna Piena

Due fratelli intraprenderanno vie diverse da attraversare per lo stesso desiderio: trovare la vita eterna.

Rispondi