Raynor’s Hall

prima della fine

Flashforward

Il racconto ha partecipato all’iniziativa del Raynor’s Hall. Rispetto a quella versione (che potete trovare qui), è stato revisionato.

Tema: Spettri

Prima della fine

Manca poco all’alba e al risveglio degli altri combattenti, ultimo baluardo di un’impresa disperata.

Noi, decisi a non arrenderci al male che vuole divorarci.

Noi che non siamo eroi, ma solo disperati.

Solo noi.

Tuttavia la notte è il mio regno: ci sono solo io, eterna e vigile, custode di questa follia che prende il nome di guerra.

Il castello non è più incantato come quando arrivammo: i corridoi sono in declino, i mobili sono stati distrutti durante la fuga, i suoi abitanti sono in lotta lontano da qui. Negli anfratti di questo edificio antico, cerco ancora quella sicurezza che incatenò il mio cuore al tuo. Ricordo ancora la prima volta che ti vidi, solenne nella sala del trono alleata.

Nonostante le pareti siano solide e forti, come la mia fiducia, mi sento sull’orlo di un baratro oscuro dal quale emergono le urla di chi ho lasciato dietro di me: le persone che mi hanno cresciuta e che si sono arrese al fato, le persone che ho incontrato e che sono cadute, le persone che ho ucciso con le mie stesse mani.

Il cielo stesso si abbatte contro le mura esterne e grida la brama di distruggere ciò che non può avere.

Io ti prego, vento implacabile, che conti come un usuraio le ore che mancano alla fine. Tu, creditore avido di riottenere quel briciolo di felicità che avevo ottenuto, porta il mio messaggio a coloro che non ci sono più.

Mi dispiace.

Mi dispiace di non essere stata la ragione per spingerti a vivere, fratello; mi dispiace di non aver controllato un potere così forte; mi dispiace di non aver fatto di più per evitare di arrivare a questo; mi dispiace di aver dubitato quando non avrei dovuto.

Mi dispiace…

Apro la porta di legno massiccio, nera e complessa come l’anima che risiede oltre quell’uscio. È inconsapevole delle mie visite notturne, quando tutti dormono e nessuno ha più bisogno di me. Seduta per terra, guardo la tua forma attuale. Ora sei indefinibile, una massa informe e pericolosa, così diverso dalla tua vera natura.

Ricordo ancora l’ira che vidi nei tuoi occhi quando mi hai liberata dal mio aguzzino. Dio di questo mondo e mano scarlatta distruttrice di vita, cosa sono per te?

Tempo che scorri implacabile, rendimi qualche secondo del mio passato per comprendere se anche lui provi qualcosa, per poter placare l’urlo straziante del mio cuore. Voglio stringere tra le mie braccia l’unico uomo che abbia mai amato. Voglio cullare il mio bambino dimenticando, per un attimo, i sentimenti di vendetta che per tanti anni sono stati compagni fedeli di una vita distrutta dal tradimento.

Ironico.

Sto per scendere in guerra, rischiando la mia vita, quella dei miei compagni d’avventura e di quei pochi guerrieri che non si sono arresi, forse sto per combattere la mia ultima battaglia, e il mio unico rammarico è di non poter fare la cosa più naturale e semplice del mondo.

La mia unica volontà disinteressata, il mio desiderio più puro e delicato, non potrà essere esaudita. Sono mesi che ci difendi, rinchiuso nella tua stessa mente. Sei così vicino, a pochi passi, amorfo ma vigile. Ti sto perdendo nella massa nera e dissacrante che sei diventato, in cui emergono i tanti visi delle tue vittime, ma il tuo mai.

Cosa avete provato, quella meravigliosa notte, in cui mi avete chiesto di essere vostra? Puro piacere carnale o c’era qualcosa di più?

Io qui, seduta a terra ti osservo soffrire, impotente, desiderosa di darvi conforto e in attesa che accada qualcosa. Siete qui davanti a me, ma io non ho neanche la possibilità di dirvi, almeno una volta ad alta voce ciò che provo prima che possa finire tutto.

È stato facile dare riposo a fantasmi e anime sventurate, mettere a tacere le risate degli stolti che si sono messi sulla mia strada, sciogliere maledizioni che incombevano su discendenti innocenti, ma gli spettri… loro sono dentro di me, vivono nella mia testa, non mi danno pace e non se ne andranno alla fine di questa battaglia. Gli spettri che mi perseguitano e che causano il mio dolore non sono reali. Lo so perché non mi darebbero la colpa, non mi accuserebbero mai puntandomi un dito contro come solenni giudici di bianco imparruccati davanti al più bieco dei traditori. Finché non troverò la forza di cacciarli, sarò per sempre condannata a vagare nel mio stesso dolore.


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2 commenti

  1. Prima di leggere questo racconto, sono passata a rileggere il vecchio racconto.
    Devo dire che hai fatto un ottimo lavoro di rinnovamento dello scritto. Sei cresciuta davvero tanto

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