Raynor’s Hall
Fantastico
Il racconto ha partecipato all’iniziativa del Raynor’s Hall. Rispetto a quella versione (che potete trovare qui), è stato revisionato.
Tema: Tomo
La città rumorosa, all’improvviso, tacque. Ezio si fermò e allungò una mano verso una foglia congelata a mezz’aria, senza toccarla.
«Alessandro, hai davvero bisogno di questi trucchetti?» Alle sue spalle apparve uno dei maghi della sede. Era strano che si mostrasse con la caratteristica tunica azzurra: l’Accademia doveva mantenere il segreto. Forse aveva osato perché a Ravenna si veniva denunciati per eresia molto meno che da altre parti.
«Sei in giro di giorno, Ezio. Le regole parlano chiaro: a voi immortali non è concesso uscire alla luce del sole.»
Ezio inclinò la testa e arricciò il labbro. Era stanco di essere trattato come una fragile statua di cristallo.
«Perché volete impedirmi di girare liberamente per la città? Faccio molti meno danni dei figli annoiati della nobiltà, il cui unico piacere risiede nel sangue.»
Alessandro sospirò. Eppure Ezio lo sapeva: non stavano difendendo il mondo da loro, ma loro dal mondo. «Mi dispiace, Ezio. Non è per fare un dispetto a te che esistono queste regole. Ne abbiamo persi almeno dieci quest’anno, vuoi aggiungerti al conteggio? Vuoi forse che l’Inquisizione ti prenda, ti torturi e infine ti bruci sul rogo? O che ti seppellisca con la testa decapitata dal corpo? Forse sarebbe interessante scoprire se ne moriresti oppure no.»
Ezio non capiva come una passeggiata si potesse trasformare in una caccia al demone. «Non è giusto. Chiedo solo di poter camminare ogni tanto all’aria aperta, non mi sembra tanto. Voi mi avete trasformato in ciò che sono, in cambio chiedo la possibilità di passeggiare.»
Alessandro mantenne la calma a fatica. Si avvicinò di qualche passo. «Non so se dispiacermi o meno, dato che la colpa fu di mio nonno e non mia.»
Ezio si morse la lingua. Le parole. Eppure dopo tutti quegli anni, avrebbe dovuto saperlo che bisognava stare attenti a cosa dire. «Non volevo darti la colpa, volevo…» solo passeggiare. «Lasciamo perdere. Tornerò in Accademia, contento?»
Da quando il Malleus Maleficarum era stato pubblicato, era diventato impossibile per le Accademie esistere. La magia doveva morire. Nati nel periodo dell’Antica Grecia, secoli, forse millenni, prima del Cristianesimo, si trovavano ora braccati da una religione che aveva meno della metà della loro storia. La Chiesa stava vincendo.
No, stava vincendo la paura. Fatture e maledizioni erano baggianate, frutto della convinzione popolare. Potevano guarire un osso rotto, ma tutto aveva un prezzo e un limite. Anche il fermare il tempo: Ezio non avrebbe mai potuto cogliere quella foglia.
Conosceva Alessandro fin da quando era bambino: lo aveva visto nascere e crescere, lo aveva aiutato coi primi passi e con lo studio…
Aveva accettato l’immortalità perché non possedeva legami. Pensava che non avrebbe sofferto per la morte degli altri, non era il tipo che si affezionava alle persone, ma non aveva valutato i custodi mortali: Alfredo, il padre di Alessandro e Gregorio, il padre di Alfredo, Colui che ha fermato per sempre il mio tempo.
Entrarono nella sede dell’Accademia, un palazzo come tanti altri a Ravenna. Incastrato tra altri edifici, pieno di finestre e un portone d’ingresso finemente lavorato. Ma dentro sembrava formato solo da scaffali. Le librerie coprivano ogni singolo muro dell’edificio, non un singolo mattone era in vista. Alcuni avevano paura a estrarre i volumi dalle nicchie, temevano potesse crollare davvero l’intero edificio. Antichi tomi, diari di avventurieri, resoconti di esperimenti…
«Mi dispiace, Ezio, ma sapevi a cosa andavi incontro quando hai accettato.» Alessandro era quello a cui si era affezionato di più. Nonostante fosse ormai chiaro che i maghi sarebbero scomparsi, il ragazzo aveva studiato lo stesso la magia. Un coraggio che aveva apprezzato molto.
«Essere una biblioteca vivente non dovrebbe impedirmi di stare all’aria aperta.»
«Lo so, ma… sei troppo importante. Se dovessero distruggere questo palazzo e ciò che contiene, solo la tua memoria salverebbe il contenuto di questi tomi. Non possiamo perderti, troppe Accademie sono andate perdute, sei la sola salvezza della nostra conoscenza.»
Ravenna, 10 aprile 1512
Non rividi più Alessandro. L’ultima Accademia crollò il giorno dopo. Non ricordo molto, solo che venimmo attaccati e mi teletrasportarono lontano.
Giurai di non avere più legami.
Mi misi al lavoro per onorare chi si era sacrificato per me. Scrissi molte copie di quei libri e puntualmente vennero distrutte.
Ma oggigiorno è diverso. Ho creato molti cloud su varie piattaforme, enormi biblioteche digitali. Scrivo ogni volta che me ne è possibile.
“La conoscenza deve essere accessibile a tutti, ma non tutti possono capirla.
Non celare a chi vuole davvero conoscere, nascondi a chi non vuole capire.”
Solo chi lo desidera davvero, può trovare quelle librerie. Sono poco visitate, ma a me va bene anche così.
Sopravviviamo ancora, in quelle parole, in quegli scritti. Prima o poi, qualcuno riaprirà le Accademie e ciò che è stato cancellato, tornerà a vivere.
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