Raynor’s Hall

Leana

Fantastico

Il racconto ha partecipato all’iniziativa del Raynor’s Hall. Rispetto a quella versione (che potete trovare qui), è stato revisionato.

Tema: Epidemia

Leana

Foto di Thomas B. da Pixabay

La tenda si scosta, così che un raggio di luna possa entrare a illuminare la stanza buia. Un piatto con dei piccoli dolcetti e un bicchiere di latte è appoggiato sul davanzale, tacito invito per le fate. 

Shh!

Non fare rumore, entrare con passo felpato, rimboccare le coperte ai bimbi, sistemare gli attrezzi e lasciare qualche dolcetto. Il tutto prima che l’alba sorga.

Nella casa successiva, la finestra è chiusa e non c’è nessun piatto. Senza invito, non si entra. Ma c’è qualcosa di sbagliato, quella vecchia donna le aveva sempre accolte. Leana si accosta al vetro, ripiega le ali e ascolta: qualcuno tossisce. Con ancora in mano un piccolo dolcetto, si avvicina per sbirciare all’interno.

«Leana!» Amdir le tira l’abito fatto di fiori. «Dobbiamo andare, fra poco è l’alba e non c’è l’invito.»

«Ma se non ci fosse solo perché non è in grado di alzarsi? Non dovremmo aiutarlo?»

«Non siamo stati invitati. Conosci le leggi, esistono per evitare una guerra che più volte ha rischiato di scoppiare, vuoi provocarne una?»

Leana segue Amdir di controvoglia. In mezzo alla notte non diventano invisibili, ma così vicini al sorgere del sole, sono costretti a celarsi.

Si recano alla collina di Tara, ricoperta di biancospino. Seguono il viale di funghi per raggiungere l’ingresso della corte. Lì, tra folletti, pixie e ninfe, un gruppo di fate discute con il regnante.

«Viviamo in precario equilibrio, è vero, ma gli umani ci hanno sempre donato offerte con cui possiamo vivere in pace e dedicarci alle nostre arti. In cambio li aiutiamo con i lavori notturni, ma senza di loro non esisteremmo. Dobbiamo aiutarli: per favore elimina momentaneamente la maledizione dell’invito.» Oisin, una delle consorti del re, si era eletta portavoce di quelle richieste.

«Ciò che ci offrono, è in realtà ben poca cosa. Lo fanno perché a loro non costa nulla e conviene di più la nostra protezione contro il loro feudatario che non pagare le tasse al loro sovrano» ribatté re Finvarra.

«Ma anche noi beneficiamo. Per loro sarà anche ben poca cosa, ma a noi permette non solo di sopravvivere, ma di prosperare! Non generiamo più figli, dobbiamo difenderci in qualche modo! Non conviene a nessuno che il piccolo villaggio di Albion cada!» La grazia di Oisin è simile a una. Unica tra le consorti a vestire di bianco, i lunghi capelli biondi che la circondano si agitano con lei. «Non possiamo nulla contro gli eserciti dei loro maghi, siamo in pochi e non possiamo nasconderci senza nessuno che badi a noi! Non possiamo mantenere la cupola alzata se dobbiamo badare a procacciarci il cibo, lo sai bene! Non siamo abbastanza per dividerci i compiti! La corte si svuota, molti sono andati via mentre altri, troppi, si lasciano morire. Il resto continua una vita vuota e ripetitiva.»

«Quale che sia la ragione, la maledizione dell’invito resterà attiva.» Il re si ritira.

˜

«Sempre meno offerte, gli umani muoiono. Se non li aiutiamo, sarà il nostro turno.» Oisin cammina nervosa, ascoltata dai suoi fedelissimi.

«Regina Oisin, noi siamo disponibili a infrangere la legge e ad accollarci l’antica maledizione.»

«Non posso chiedervi tanto, no.»

«Non lo state chiedendo voi. Lo stiamo facendo noi, anzi… abbiamo già iniziato.»

Oisin non crede a quelle parole, o forse ne è solo stupita. Infrangere la legge significa maledirsi per l’eternità. «Voi sapete cosa vi aspetta? Nutrirvi di sangue, perdere l’accesso a tutte le colline, alle corti, isolati… smettetela subito!»

«Troppo tardi, altezza.»

˜

Leana versa il composto di erbe e magia nella brocca. Questa è l’ultima casa che avrebbe visitato. I suoi compagni sistemano gli attrezzi, rimettono in ordine, così che i malati possano riprendere subito. Stanno violando la legge, saranno maledetti e cacciati, diventeranno spriggan, ribelli, esiliati, cacciati dalla loro stessa razza. Vogliono sentire di nuovo i bambini ridere.

˜

Il re li sottopone a processo e, come attimi dettati dalla pioggia, immagini si susseguono: qualcuno alza la voce, incapace di rimanere indifferente; coloro che sono liberi dalle catene si ribellano; impugnano le armi; lanciano incantesimi; e in un attimo la guerra che avevano temuto scoppia, non tra due razze ma tra due fazioni della stessa corte. Re Finvarra e Regina Oisin. Leana non sa dov’è Amdir, ma non vuole più vedere gli amici uccidersi. Si allontana, vola via. Con lei, gli altri spriggan a cui è sempre stato chiarissimo che dalla maledizione dell’invito, non si scappa. Sperano che la battaglia arrivi a una fine, ma sono anche coscienti che non lo sapranno mai. Nessuna corte accoglierà un gruppo di non morti.

˜

Entrare nelle case, di notte, ottenere il sangue che serve e uscire. Né più né meno, ma fa paura. Cosa succede la notte? Perché la gente scompare per diversi giorni per poi ricomparire senza ricordi? Cosa succede nel bosco? Una di loro viene scoperta, ma sono sempre stati assieme. Anni passati a difendersi, a coprirsi, creano un legame forte. Non si abbandonano, nessuno scappa e assieme i chierici del dio del sole li catturano. Non hanno ucciso, non hanno ferito nessuno gravemente o anche solo spaventato. Ma sono non-morti, sono impuri e per tale ragione vanno puniti. Rinchiusi in piccole bare e dispersi per il mondo, in cripte, in cimiteri, in catacombe, nascosti ma coscienti, attendendo che qualcuno li liberi.

E lì, sulla collina dove tutto è cominciato e dove fioriva il biancospino, oggi non esiste altro se non terra bruciata dal sole, che nasconde i tesori che l’ultima corte delle fate custodiva gelosamente.


E un altro racconto sulle fate, dopo tanto tempo. Di Leana arriverà o il fotomontaggio o il disegno, vedrò… scritta di getto dopo averci pensato per settimane. Ho preso un po’ di nomi da Fate di Brian Froud e Alan Lee, mi sono ispirata un po’ a tutte le leggende irlandesi (sì, complice anche il non-film di Artemis Fowl).

Un po’ scarna, ma non è stato facile riprendere a scrivere dopo diverso tempo, sono quasi certa che certi passaggi non si capiscano appieno ma la challenge scade oggi.

Bene, che ne pensate?

PS: dimenticavo, Leana è il mio nuovo personaggio di D&D, in cui abbiamo avuto la possibilità di creare un personaggio usando i mostri e senza badare al lep… quindi ecco la mia fata-vampiro.

Gli altri racconti per la challenge


Scopri Havel, il mio romanzo fantasy a questo link.

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