Bentornati all’appuntamento bisettimanale!

In questa rubrica io, Alice Jane Raynor e Omnilegent ci mettiamo alla prova scrivendo un componimento partendo da uno stesso tema.

Il tema di oggi è:

racconta la giornata di shopping di due persone, ma una odia profondamente fare compere tuttavia è obbligata ad accompagnare l’altra. 

In piedi, sigaretta accesa, appoggiato al muro. Il problema non è neanche l’andare a fare shopping, è il tempo che ci mette a guardare ogni-singolo-abito-su-ogni-singola-stampella. Guardarlo, osservarlo, rigirarlo, controllare sia del colore giusto, poi il colore è sbagliato, la taglia, la mia non c’è, controllo in magazzino, non c’è quel modello ma questo è simile, sì ma addosso sta male, voglio provare quello all’ingresso, cinque camerini dopo finalmente paga. E poi di nuovo. Il negozio di gioielli, è piccolo, 3x3m², eppure anche lì ci mette mezz’ora, come ci metti mezz’ora a fissare un gioiello? O ti piace o non ti piace, poi fosse indecisa sul prenderlo o meno, no col cavolo, semplicemente lo fissa, ma sa già che non lo prenderà. Fosse un negozio particolare, ok, no, in tutti. E questo cos’è? Cosa, no, tocca a me. Prova quello nero, no a righe ti ingrassa, prova quello grigio, ti invecchia, e le scarpe? Non c’è il numero, prova quello più piccolo, magari ti va, guarda che bella la camicia, ti fa difetto, no ecco che… blackout. È arrivato il momento in cui non ascolto più, eseguo e basta. Sono stanco, ma finalmente è finita, si torna a casa.

Ehi, c’è un  negozio sulla via per tornare a casa.

Non finirà mai.