Raynor’s Hall

Silenzio

Sci-Fi

Il racconto ha partecipato all’iniziativa del Raynor’s Hall. Rispetto a quella versione (che potete trovare qui), è stato revisionato.

Tema: Silenzio

Silenzio

Silenzio

Il ticchettio dei macchinari era l’unico che sentivano da molto tempo a quella parte. L’oscurità di quel laboratorio, uno degli ultimi ancora funzionanti, non era un problema per i due bio-androidi.

«Hanna aspetta un figlio.» Una voce maschile interruppe per un momento l’attenzione della scienziata.

«Davvero? È meraviglioso.»

«Dici? Io non capisco perché…»

«Perché è l’istinto. Hanna vuole continuare come se nulla fosse.»

Il silenzio calò tra loro. La donna controllava i computer, premeva tasti con una sicurezza che al suo compagno sembrava finta. Si chiedeva spesso se non lo facesse a caso, poi si ricordava che anche lui era così, una volta. Un rumore, un tenue ronzio irregolare, si propagò e lei sorrise.

«Lo senti?»

L’uomo sbruffò e si alzò dalla sedia per sgranchirsi le gambe. «Sarà solo l’ultima fievole luce dell’ennesima stella morente.»

«No, no! Senti! È…» il suono si spense «… l’ultima voce di una stella morente.»

Il silenzio calò di nuovo.

«Quanto ci resta?»

La donna guardò lo schermo del pc delusa, sperava davvero di aver trovato qualcosa. L’unico suono nella stanza era il brusio dei macchinari che imperterriti continuavano a funzionare.

«Abbiamo superato il limite previsto già da molto. Qualche secolo, credo.»

«Che ne sarà di noi a cui ci restano ancora millenni di autonomia?»

La donna scosse la testa, sospirò e scostò i capelli dal collo, mostrando il serpente tatuato attorno alla nuca come se fosse una collana.

«Non lo so. Alcuni dicono che la materia non esisterà più, perciò ci dissolveremo. Secondo altri, vagheremo nel vuoto per sempre. Sempre che questo vuoto esista.»

«Mettiamo caso che non lo sia, che non esista. Dovremmo vivere al buio? Perché l’energia finirà, prima o poi e forse prima della nostra. Allora che faremo?»

«Non lo so! Pensavo che sarei morta prima, per un incidente, per un guasto! Non pesavo che raggiungessimo davvero la perfezione! Mai avrei pensato di raggiungere la fine dell’universo!»

La donna batté la mano sul tavolo, facendo sussultare tutto il disordine sopra.

«Perché Hanna è incinta? Non lo capisco…»

«L’istinto genetico, quello che noi non abbiamo più, la spinge a desiderare il proseguimento della specie.»

L’uomo alzò lo sguardo al cielo. «Un’altra stella si è spenta. Presto, il buio e il freddo uccideranno gli ultimi superstiti e allora sarà solo il silenzio. Dovremmo evitare loro una lenta agonia e…»

«Basta! Non dirlo! Vuoi ucciderli? Fare una strage?»

«E tu perché ti aggrappi a un’umanità non più tua?» L’uomo si avvicinò alla donna, faccia a faccia. La guardò negli occhi artificiali e la sfidò a dargli contro.

Lei osservò i suoi occhi rosso fuoco, il frutto di desideri puramente estetici, come il tatuaggio che aveva al collo. «Perché è l’unica cosa che mi resta. Non posso neanche più piangere.»

Quando (qualche millennio fa, o erano milioni?), avevano deciso di vivere per sempre, non si sarebbero immaginati quell’epilogo. In quel periodo, si erano scambiati di posto. La grande artista rinomata si era dedicata alla matematica, alla ricerca di un’ancora di salvezza. Il fisico di fama internazionale aveva smesso di cercare la verità dietro i fatti e si era focalizzato sulle emozioni.

«Una volta, tempo fa, i fisici teorizzarono che l’universo avrebbe ripreso a vivere. Dopo il big crunch ci sarebbe stato un nuovo big bang» disse l’uomo guardando il cielo che si stava spegnendo, oltre la porta del laboratorio da campo che avevano allestito. La donna si alzò e abbracciò l’uomo che ormai da sempre era il suo compagno.

«Cosa stai cercando di dirmi?»

«E se tutto l’universo fosse più ciclico di ciò che pensiamo? Se ogni volta che finisce… qualcuno sopravvive?»

«E come? L’energia si sta esaurendo, il big crunch prevede che l’universo torni a contrarsi… È una teoria in cui non crede più nessuno.»

«E se così non fosse? Tante leggi sono state stravolte per le nuove scoperte… e questa è solo una teoria.»

«E quindi?»

«Ci siamo ricaricati poco tempo fa… vivremo almeno qualche altro milione di anni. Molti si sono suicidati per non vedere questo momento. E se dopo la morte dell’ultima stella, da qualche parte ne nascesse un’altra? Anche se qualche migliaio di anni dopo? E se si riaccendessero tutte e la vita tornasse a scorrere su qualche pianeta appena formato? Noi, cosa saremmo allora se non esseri immortali, dalla conoscenza assoluta, da sempre esistiti e che sempre esisteranno finché non si esaurirà la nostra energia? Tenendo conto delle tempistiche, dovremmo morire quando inizieranno a sorgere le nuove civiltà…»

Aprì i palmi delle mani e li richiuse, poi guardò la donna.

«Ci dissolveremo e il nostro corpo organico si distruggerebbe prima che possano capire la tecnologia di cui siamo fatti. Si evolveranno seguendo una tecnologia diversa, i nostri cuori non potranno essere riconosciuti, le nostre capacità di usare le leggi fisiche e chimiche…»

«…apparirebbero come magiche. Stai cercando di spiegare la mitologia?»

«Altri come noi sono sopravvissuti, altri cercano ancora speranza… spiegherebbe perché in posti così lontani le leggende si assomigliano tutte. Non viaggeresti cercando di capire? Cercando di vedere tutto il possibile del nuovo mondo? Se quel pianeta esistesse e noi lo trovassimo, non arriveremmo forse dal cielo? Eva, non vorresti aiutare quelle persone, quelle entità che stanno nascendo e che muovono i primi passi nell’universo?»

«Forse sì, Adam.»

Un’altra stella si è spenta e l’universo è sempre più freddo, buio e silenzioso. 


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