Raynor’s Hall
Racconto
Questo racconto partecipa alla sfida Raynor’s Hall.
Tema: E fu sera e fu mattina
Si succhiò il dito. Il muro della stanza non era levigato, ma solo un ammasso informe di piccole rocce appuntite che lo avevano graffiato. Non usciva molto sangue, ma bruciava e non aveva modo di ripulirsi. Non c’erano porte in quella prigione, solo una piccola apertura dall’alto mostrava un pezzo di cielo, per il resto il silenzio e la calma regnavano sovrani. Era lì da così tanto tempo che oramai non sentiva neanche più gli odori. Si appoggiò al muro, attendendo. Cosa, non lo sapeva neanche lui. Il cibo era stato lanciato un paio di giorni prima, quindi era inutile aspettare. Arrivava un pacco circa ogni settimana, doveva razionare da solo. Di solito conteneva pane, carne secca, se era fortunato della frutta e dell’acqua pulita. Capì che non poteva rischiare di farsi male, la sua condizione era temporanea.
Il giorno dopo usò uno dei coltelli che erano nel cestino per segnare i tramonti.
Poi arrivò una notte più lunga delle altre. Si svegliò prima dell’alba e vide il baluginio dell’aurora. Notò un uomo affacciarsi dal foro in alto, ma era troppo lontano per distinguerlo. Quando il sole sorse, gli lanciarono il solito pacco. Guardò i segni sul muro e capì che non c’era una tempistica fissa, ma gli davano sempre ciò di cui aveva bisogno. Forse non volevano dargli la sicurezza di una routine. Il pacco, questa volta, fu calato. Era più pesante del solito, infatti oltre alla solita frutta e pezzi di carne secca, trovò un libro. Fuga dall’Eden. Una presa in giro alla sua condizione? Ma almeno avrebbe avuto qualcosa da fare oltre all’attesa.
La settimana dopo, iniziò a piovere. Raccattò i vari cestini e protesse il libro. Purtroppo quella pioggia durò troppo a lungo e il terreno della sua prigione si allagò. Non potendo scorrere fuori, l’acqua andò nell’unica direzione disponibile, ossia l’alto. Non aveva mai provato tanto freddo in vita sua. Non aveva modo di proteggersi dall’acqua, di asciugarsi, di trovare calore. Si chiese se davvero si meritasse un tale trattamento, se il suo crimine giustificasse quella specie di tortura che sta vivendo. Tornò il buio.
Quando finalmente smise di piovere, l’acqua trovò un modo di scorrere via. O forse qualcuno aveva aperto un canale di scolo nascosto. Restava comunque fradicio, sperò che nel pacco che sarebbe dovuto arrivare quel giorno, ci fossero degli asciugamani o almeno un cambio. Ci trovò dei semi. Non sapendo che farsene, li piantò nella terra ancora umida; pochi giorni dopo, il tempo del pacco successivo, e delle piantine sbucarono dal fango. Poi capì: finalmente aveva qualcuno che gli facesse compagnia. Quando gli lanciarono il cestino, si premunì di proteggerle. Le curò con amore, pensando al prato che sarebbe riuscito a coltivare. Avrebbe avuto un letto morbido. Tornò il buio.
I suoi carcerieri dovevano avere avuto pietà, o forse la sua pena era stata alleggerita. Gli diedero delle lampade e degli attrezzi. Poté costruirsi una tettoia e un piano rialzato. Così, quando pioveva, poteva stare all’asciutto e di notte non era totalmente al buio.
Dopo una notte particolarmente fredda, a svegliarlo non fu il sole, ma un canto. Il cinguettio di un esserino alato. Allungò la mano, ma la creaturina scappò via. Il giorno dopo, ne arrivarono altri, attirati dalle piante che stavano crescendo.
Finalmente, aveva la possibilità di riflettere su quanto gli stesse accadendo. Era solo da chissà quante settimane e per chissà quanto ancora lo sarebbe stato. Era la pena per il suo crimine. Era morta una persona e lui era stato accusato. Secondo la giuria, in quel modo avrebbe potuto capire il dolore di una vita vuota, l’esistenza a cui aveva destinato i parenti di quella persona.
Il sole tramontò, e fu di nuovo buio.
Aveva sete. Molta sete. Si erano scordati il pacco, quel giorno. E non pioveva neppure. Temette anche per le sue piantine. Aveva sempre odiato coltivare, non voleva piante in casa. Ma erano diventate l’unica sua ragione di vita. I tramonti diventavano sempre più lunghi, il sole faticava sempre di più a sorgere.
Le piantine seccarono.
Lanciarono un pacco.
Nel pacco, solo un biglietto.
“Domani.”
Cosa sarebbe successo domani? Passò la notte a guardare il cielo stellato fino all’alba e oltre, per tutto il giorno. Nulla. Attendeva, questa volta sul serio. Poi, all’imbrunire, sotto a un cielo arancione, calarono una cesta e attesero. Saltò dentro e lo tirarono su.
E fu sera e fu mattina.
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