Raynor’s Hall
Fantastico
Il racconto ha partecipato all’iniziativa del Raynor’s Hall. Rispetto a quella versione (che potete trovare qui), è stato revisionato.
Tema: Libero arbitrio
«Hai sentito? Un altro. Nello stesso modo. Dicono che non sia semplice emulazione, ma una qualche setta creata su internet.»
La donna appoggiò la tazzina sul bancone, stufa di quelle storie. Da qualche giorno non si parlava d’altro che della serie di omicidi.
«Una setta? Era un po’ che non se ne parlava, di sette dico. Ma è normale agiscano così? Di norma non fanno riti strani nei boschi?»
Bravo. È questo il punto, una setta senza raduni non è una setta. Addentò la brioche calda e sentì il sapore dolce del cioccolato in bocca.
«A quanto pare lo fanno tramite chat: spiegherebbero come non lasciare tracce. Si incontrano nel deep web, prendono armi e…»
La donna pagò e uscì. Non voleva sentire altro. Quel pomeriggio avrebbe interrogato una bambina testimone proprio di uno di quegli omicidi. Nell’arco di tre giorni, tre uomini erano stati assassinati e ora le somiglianze tra i delitti erano evidenti. In tutti i casi, si trattava di persone violente e iraconde uccise in modo brutale. Molti dettagli non erano stati divulgati, come il marchio sulla pelle delle vittime. Non erano state trovate tracce di inchiostro, era semplicemente melanina. I poliziotti iniziarono a pensare a una nuova moda riguardante i tatuaggi, ma sapeva che non era così.
Si recò alla stazione di polizia e si presentò. Venne portata nella sala interrogatori, dove la donna accusata di omicidio stava cercando di convincere la figlia a parlare. Chiese al poliziotto di rimanere sola con la cliente e rivide nella bimba il suo stesso sguardo. Non capisce. Non capisce perché la mamma e il papà di punto in bianco abbiano deciso di chiudere i rapporti con lo zio preferito, quello che faceva tanti regali e la portava in giro. Spiegare a una bimba cosa sia un pedofilo non è mai facile. Spiegarle che abbia sognato e sovrapposto un mostro all’omicida di suo padre, era ancora peggio. Perché il padre poi? La madre aveva difeso la figlia dallo zio, ma perché uccidere anche il padre? Non tornava e lei doveva capire.
Aveva visto le foto dei due cadaveri: graffi profondi si estendevano su tutto il corpo come se una bestia lo avesse artigliato a morte. Guardò la bambina e decise di essere sincera, grazie alle sue amicizie aveva potuto chiedere dieci minuti senza registrazioni. «Io so cos’è successo davvero e posso aiutarti davanti alla giustizia degli uomini.»
Lo sguardo della donna divenne, se possibile, ancora più preoccupato.
«Capitò anche a me. Un mostro uscì dalla mia ombra e uccise i miei genitori. Quei genitori che picchiavano me e mio fratello, che stavo per uccidere io. Ora io sono qui per spiegarti perché.»
«Non sono pazza?» chiese la sua cliente sul punto di scoppiare a piangere.
«No, non lo siete, né lei né la bambina. Quell’essere è reale. Ora mi ascolti perché non ho molto tempo. Il libero arbitrio non esiste. Non è vero perché l’esistenza dell’inferno e del paradiso non rende la scelta genuina. Ci sono alcuni peccati che vengono perdonati, come le bugie, ma per altri, come l’omicidio non c’è assoluzione davanti al giudizio divino. Non esiste il “diavolo”, le nostre scelte sono solo nostre. Ora la domanda: Dio metterebbe mai a capo dell’inferno chi gli si è ribellato? No, nessuno metterebbe Al Capone a gestire Alcatraz. I veri angeli ribelli sono stati dimenticati, obliati, non hanno più nome. E sono tra noi. Ci difendono quando possono dalla menzogna del libero arbitrio. Sono pochi, molto pochi ma non chiedono nulla in cambio. Appaiono quando possono ed evitano agli innocenti di macchiarsi del peccato più immondo agli occhi di Dio: l’omicidio. L’essere è intervenuto in tempo prima che poteste reagire voi due, permettendo alla vostra anima di rimanere candida. Non siete pazze, tuttavia io devo trovare il modo di difendervi davanti agli uomini. Non posso garantirvi che lei non andrà in carcere, ma almeno non finirà all’inferno. Ora, troviamo una linea di difesa che possa aiutarla davanti alla giuria.»
Ore dopo, l’avvocata uscì dall’ufficio. Avevano parlato a lungo, cercando di capire come convincere la giuria della sua innocenza. Non potevano di certo dire che un mostro era apparso per salvarle l’anima. Si voltò a guardare la sua ombra. Non aveva rimpianti di nessun tipo, aveva deciso che avrebbe aiutato il suo salvatore e così stava facendo. Non sarebbe andata in paradiso per aver aiutato i ribelli né sarebbe andata all’inferno perché non aveva commesso nessun vero peccato. Alla sua morte sarebbe rimasta bloccata nel mondo dei vivi.
Per un attimo, le sembrò di vedere un sorriso sulla sua ombra.
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